Aleksandr Solzenicyn è stato uno scrittore russo. Nasce da una famiglia discretamente agiata. Il padre muore pochi mesi prima della sua nascita in un incidente di caccia. La madre si trasferisce col piccolo a Rostov-sul-Don.
Nel 1924, a causa degli espropri ordinati dal regime, i due si trovano a vivere in condizioni di grande indigenza.
Aleksàndr riesce però a perseverare negli studi, fino al conseguiemento di una laurea in matematica nel 1941.
È in quello stesso anno che si arruola come volontario nell'Armata Rossa e viene inviato sul fronte occidentale. Riceve un'onorificenza.
Nel febbraio del 1945, però, a causa dell'intercettazione di una sua lettera in cui critica duramente l'operato di Stalin, viene arrestato.
Trasferito nella prigione moscovita della Lubjanka, verrà condannato a otto anni di campo di concentramento e al confino a vita.
Comincia qui il doloroso pellegrinaggio di Solzenicyn da un lager all'altro.
Nel 1953, nel domicilio coatto di Kok-Terek, nel Kazakistan, gli viene concesso di insegnare.
Nel frattempo, l'uomo raccoglie una quantità notevole di appunti sulle condizioni di vita nei campi.
Descrive quindi tutto nel romanzo Una giornata di Ivan Denisovic (1962) ottenendo sin da subito un ampio riconoscimento internazionale.
Premio Nobel per la Letteratura nel 1970, viene espulso dall'Urss nel 1974 dopo la pubblicazione di Arcipelago Gulag (1973), considerato suo capolavoro.
Ha vissuto negli Stati Uniti dal 1976 ed è tornato in patria solo nel 1994, continuando a svolgere il suo ruolo di intransigente coscienza critica.